Forte Verena, ore 3.55 del 24 maggio 1915: i cannoni aprono il fuoco contro il forte Verle, uno degli avamposti della linea difensiva
austriaca in Trentino.
Fu la prima azione bellica del Regno d'Italia contro l'Impero Austro-Ungarico: iniziò così, per gli italiani, la Grande Guerra.
La partecipazione al conflitto era stata caldeggiata da un fronte di interventisti di estrazione e finalità diverse.
Il re Vittorio Emanuele III e l'esercito vedevano l'occasione di aumentare il proprio potere; intellettuali e politici,
come D'Annunzio, il futurista Marinetti, il nazionalista Corradini e il repubblicano Salvemini,
auspicavano una quarta guerra d'indipendenza, per liberare i territori irredenti e completare le conquiste del Risorgimento;
gruppi di area socialista e sindacalisti rivoluzionari speravano nell'occasione della guerra per abbattere gli stati autoritari
e la società borghese e dare vita a una grande rivoluzione sociale.
Il conflitto causò un enorme numero di vittime, sofferenze inimmaginabili e pesanti sacrifici per la popolazione,
ma mostrò anche la forza morale e il coraggio silenzioso di tanti umili protagonisti. La nuova nazione italiana, da poco unita,
vinse la prima grande prova della sua storia.
Anche Norcia diede il suo contributo in vite umane, perché, secondo gli elenchi ufficiali, 149 militari residenti nel territorio
comunale caddero “sul campo dell’onore”, oppure per le ferite riportate, le malattie contratte al fronte,
le privazioni della prigionia; ma, insieme ai morti, è giusto ricordare la sofferenza delle vedove e degli orfani
e i disagi delle famiglie che per lungo tempo ebbero i propri uomini al fronte.
I campi di battaglia erano lontani, ma gli abitanti di Norcia e del suo territorio subirono, a diversi livelli, le conseguenze del conflitto.
La mostra vuole illustrare quegli anni di fatica e di sofferenza dei soldati e della popolazione civile, conclusi nella gioia
della fine dei combattimenti e nell’esaltazione della vittoria.
Il percorso espositivo inizia dal fronte di guerra: documenti d’archivio, immagini fotografiche, video e oggetti rievocano
la durezza della vita in trincea, le speranze, i timori e la sorte fortunata o infausta dei combattenti. Particolarmente toccanti,
anche se formulate nel linguaggio burocratico, le comunicazioni di morte trasmesse dai comandi militari al sindaco di Norcia,
con l’incarico di informare le famiglie.
Dal fronte bellico si passa poi a quello “interno”, cioè alla vita quotidiana durante il conflitto. In una economia prevalentemente rurale,
come quella del territorio nursino, la mancanza di braccia maschili in agricoltura si faceva sentire, e infatti sono state trovate
negli archivi richieste di licenze per il periodo del raccolto o di esoneri dal servizio militare, oppure domande per poter utilizzare come
manodopera agricola i prigionieri di guerra.
Del resto, i prodotti agricoli erano fondamentali anche per il sostentamento dell’esercito, tanto che le autorità militari più di una volta
fecero incetta di fieno e cereali, bloccando la vendita e l’utilizzo dei raccolti.
Dopo il disastro di Caporetto dell’ottobre 1917 e la conseguente ritirata delle truppe italiane fino al Piave, cominciarono ad affluire
nelle altre regioni italiane i profughi dei territori friulani e veneti occupati dal nemico: sono rimaste tracce del loro passaggio
anche a Norcia, nei documenti che testimoniano il loro ricovero in abitazioni private e strutture pubbliche.
In momenti così duri e travagliati, i sentimenti di identità di popolo e di solidarietà umana favorirono la nascita di associazioni pubbliche
e private di assistenza per i profughi, le vedove e gli orfani dei caduti, i mutilati e gli invalidi e si moltiplicarono, durante
e dopo la guerra, le iniziative di raccolta fondi.
Dopo che l’orgoglioso bollettino del generale Diaz del 4 novembre 1918 ebbe sancito la Vittoria, ci fu un gran numero di celebrazioni,
di riconoscimenti ufficiali del valore e degli atti eroici dei combattenti, di iniziative per dare un’onorevole sepoltura ai corpi nei luoghi
d’origine e per ricordarli con monumenti e lapidi.
Di tutto questo si trova testimonianza nei documenti, individuati grazie alla ricerca negli archivi del Comune di Norcia e alla
collaborazione dei cittadini, ed esposti in mostra con l’intento di ricordare gli anni della Grande Guerra e di rendere omaggio a quelli che
non rividero più la propria terra.
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