Attività culturali svolte nel 2010
Archivio privato del notaio Domenico Buccioli di Foligno
La funzionaria Emma Bianchi ha concluso il riordinamento dell’archivio del notaio Domenico Buccioli di Foligno e ha compilato un elenco di consistenza del materiale. Le carte, donate intorno agli anni Sessanta del Novecento dal notaio Tommaso Biondi di Foligno al Convento di S. Francesco, sono rimaste per tutti questi anni completamente disordinate all’interno di 15 scatoloni di cartone, fino a quando, nel dicembre 2009, in seguito al censimento degli archivi parrocchiali della diocesi di Foligno, ne è stata segnalata la presenza.
L’archivio, nell’attuale condizionamento, è costituito da 160 pezzi, comprendenti buste, registri e fascicoli, con estremi cronologici 1703-1907 e alcune carte del 1631. La maggior parte della documentazione è stata prodotta dal notaio e avvocato Domenico Buccioli (1785-1864) ed è relativa alla sua attività e al patrimonio di famiglia. Sono presenti anche interessanti documenti della famiglia Rota originaria di Bergamo (anni 1717-1830), carte della famiglia Petroselli (1819-1907) e diverso altro materiale che testimonia vari aspetti della vita della città di Foligno.
Riordinamento e inventariazione dei fondi documentari delle famiglie Benveduti, Etzi, Bonarelli di Gubbio (1912-1985)
Simona Laudenzi e Simona Cambiotti, funzionarie della Soprintendenza archivistica per l’Umbria, hanno riordinato e condizionato all’interno di 20 buste l’archivio delle famiglie Benveduti, Etzi, Bonarelli di Gubbio (1912-1985), curando la stesura del relativo inventario.
La parte più consistente della documentazione riguarda Polidoro Benveduti, nato a Gubbio il 13 settembre 1891 dal marchese Giuseppe Benveduti e da Maria Bonarelli, contessa di Castelbompiano.
Laureato in Scienze fisiche e naturali presso l’Università di Roma, coltivò molteplici interessi e intraprese diverse attività: aderì al movimento futurista, durante la prima guerra mondiale fu ufficiale d’aviazione, studiò l’arte della ceramica e fondò a Gubbio la fabbrica di maioliche “La Mastro Giorgio”, inoltre insegnò materie scientifiche nelle scuole secondarie d’avviamento professionale della sua città.
Nel 1938 collaborò alla fondazione dell’Istituto di patologia del libro di Roma, dove diresse il reparto di tecnologia della carta e della stampa. Sperimentò un metodo di microriproduzione su lamine metalliche, che chiamò “microlibro”: le lastrine, di dimensioni ridottissime e protette da uno strato di corindone, materiale durissimo, non erano deteriorabili, al contrario dei microfilms; per la lettura dei testi creò un apparecchio apposito, anch’esso di piccole proporzioni.
Nel secondo dopoguerra lavorò alla Biblioteca universitaria di Cagliari e fu poi direttore dell’archivio storico comunale di Gubbio.
Morì a Gubbio il 5 marzo 1979.