Fotografia donata all'archivio della Sezione di Perugia del CAI da un socio
L’idea di fondare un club che riunisse gli alpinisti italiani nacque da Quintino Sella e altri alpinisti, in occasione dell’ascensione del Monviso il 12 agosto 1863. La fondazione del Club avvenne il 23 ottobre del 1863, nel castello del Valentino a Torino. Il primo presidente del CAI fu il barone Ferdinando Perrone di San Martino. La prima sede fu a Torino; dopo la seconda guerra mondiale la sede legale venne trasferita a Milano, dove si trova tuttora. Il Club Alpino Italiano è una libera associazione nazionale che, come si legge nell’art. 1 del suo Statuto “ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”. A livello nazionale è organizzato in tre sezioni: Club Alpino Accademico Italiano, Associazione Guide Alpine, Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; a livello periferico è presente un gruppo regionale per ogni regione, ad eccezione delle province autonome del Trentino e dell’Alto Adige, che hanno ciascuna un proprio gruppo regionale. In ogni regione operano le sezioni: raggruppamenti di soci che promuovono le finalità istituzionali in una determinata area geografica. Ogni sezione ha propri regolamenti, può ospitare gruppi sezionali (es. escursionismo, gruppo speleologico) e scuole sezionali (es. alpinismo, sci alpinismo) che a loro volta operano in autonomia con propri regolamenti, ovviamente conformi ai regolamenti sezionali e approvati dal consiglio direttivo della sezione di appartenenza. Le sezioni possono articolarsi in sottosezioni. Nell’ordinamento italiano, la struttura centrale del CAI si configura come ente pubblico non economico, mentre le sue strutture periferiche sono soggetti di diritto privato. Il CAI di Perugia fu fondato, nel 1875, dal professore Giuseppe Bellucci (1844 - 1921) dopo che Quintino Sella, intimo amico del professore lo aveva pregato di costituire una sezione del CAI a Perugia. Il Bellucci, studioso di chimica e di paletnologia, etnografia e folclore, nel 1874 divenne titolare della cattedra di chimica organica e inorganica nell'Università degli Studi di Perugia, di cui fu poi rettore, nel 1875. A lui è stata intitolata una piazza nei pressi della stazione di Sant’Anna di Perugia. Fin dalla fondazione la Sezione di Perugia sostenne una considerevole attività, che interessò tutta la catena dell'Appennino Centrale. In quell'epoca fu organizzata una gita al Monte Vettore, partendo da Perugia a Spoleto in treno, proseguendo “con il legno” da Spoleto a Norcia e poi a piedi da Norcia a Castelluccio. Questa attività non sfuggì all'attenzione del presidente nazionale del CAI, Quintino Sella, il quale designò Perugia quale sede del XII Congresso del CAI. Al Congresso la poetessa Alinda Bonacci Brunamonti lesse la sua Ode "Inno ai monti d'Italia” composta per questa occasione:
Date ai monti l’alato inno! o che gelidi S’ergan ritti alle nubi i coni alpini, O in lente curve tra i due mari scendano, Noti amici per noi, dolci Appennini...
Nello stesso contesto, come si legge al capitolo XXX, pag. 270 del volume Perugia della bell’epoca, Perugia, Edizioni Volumnia, 1970, scritto da Uguccione Ranieri di Sorbello, il congressista marchese Belcredi di Parma indirizzandosi a Perugia "cantò":
Bevo ai tuoi colli, ai tuoi fiumi d’argento Agli occhi dolci della tua beltà E come torna alle tue cime il vento Così l’anima mia ritornerà
La Sezione di Perugia del CAI si dedicò non solo alle escursioni e alle ascensioni di montagne, ma anche a ricerche scientifiche di zoologia, botanica, mineralogia, paleontologia, etnografia. Dopo quasi quarant’anni l’attività del Club cessò nel 1905, ma gli appassionati della montagna non si dettero per vinti ed attraverso le due società sportive "Libertas", presieduta dal ragioniere Benedetto Veneziano e "Braccio Fortebraccio", presieduta dal colonnello Cappelli, continuarono l'attività escursionistica istituendo, nel 1909, una Società denominandola “Club Alpino Perugia”. Quest’ultima aveva per scopo, come si legge all’art. 1 dello Statuto, il “favorire, mercé escursioni ed ascensioni, l’incremento dell’educazione fisica e per facilitare la visita di località interessanti la Storia, l’Arte, le Scienze Naturali”. Con lo scoppio della prima guerra mondiale cessò l’attività escursionistica che riprese negli anni Venti del ‘900. Dopo la morte di Giuseppe Bellucci avvenuta nel 1921, gli amanti della montagna costituirono una nuova Società, alla quale fu dato il nome di "Società Escursionisti Giuseppe Bellucci", che ebbe per primo presidente il rag. Manlio Zeetti. Tale Associazione svolse attività autonoma solo per alcuni anni, fino a quando venne incorporata nelle attività dopolavoristiche del Partito Fascista, entrando alle dipendenze della locale Federazione, ciò a seguito di precise disposizioni generali allora vigenti. Tutta la documentazione prodotta fino allora dalla Sezione di Perugia del CAI e la biblioteca passarono di proprietà al Dopolavoro Provinciale di Perugia. Di tutto questo materiale non si è avuta più alcuna notizia, nonostante le ricerche fatte. Nel 1931 la Sezione di Perugia del CAI fu ricostituita, e nel maggio dello stesso anno fu ufficialmente inaugurata con cerimonia tenutasi sulla vetta del monte Subasio, Nel febbraio del 1938 la denominazione sociale fu trasformata in Centro Alpinistico Italiano (CAI). Nel 1942 la Sezione del Centro Alpinistico Italiano di Perugia fu sciolta per inattività e nel 1943 divenne sottosezione della sezione di Roma. Il 30 marzo del 1952 venne approvata la ricostituzione delle Sezione di Perugia la cui attività continua tutt’ora.; la Sezione è un soggetto di diritto privato senza personalità giuridica. Attualmente in Umbria sono attive le Sezioni di Perugia, Città di Castello, Foligno, Spoleto, Gubbio, Gualdo Tadino, Terni; quest’ultima ha come sottosezione Orvieto che non ha autonomia funzionale e la sua competenza è quella di programmare gite e provvedere al tesseramento dei soci.
La storia istituzionale del club è stata redatta da Giovanna Bacoccoli, funzionaria della Soprintendenza archivistica per l’Umbria, in seguito ad un sopralluogo effettuato presso l’archivio della Sezione di Perugia del CAI. La funzionaria ha anche compilato un elenco di consistenza analitico degli atti che sono compresi tra il 1875 e i giorni nostri.
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